I saldi non fanno la felicità! Sono andato a fare shopping con 3 donne.

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È domenica, il giorno precedente sono iniziati i saldi invernali e, per una serie di sfortunate coincidenze astrali, ho bisogno di rimpinguare il guardaroba.
Mi aspetta una prova ardua, quella che sta dopo l’invasione delle cavallette ed appena prima dello sterminio dei primogeniti: andare per centri commerciali con 3 (tre) donne.

La partenza è prevista per le 8.30, perché gli sconti si posano sui cartellini come rugiada, ed al primo timido sole evaporano.

Alle 7.45 ricevo già la prima telefonata minatoria.

Arrivato a casa loro, ovviamente, non sono ancora pronte.

Il clima è teso, alle 8.48, dopo i primi tre km di strada, il contatore dei vaffanculo è già a 309.

Ore 10.05: ho già speso quello che guadagno in una settimana.

Alle 10.43 una delle mie accompagnatrici mi intima di uscire velocemente da un negozio perché “Qui non c’è niente per eterosessuali” .

Dopo aver preso un paio di guanti non ho più niente da comprare, sono le 11.24.

Alle 13.15 la combinazione micidiale tra fame, shopping, profumi ed aria condizionata inizia a produrre un effetto simile al peyote, facendo scaturire una serie di considerazioni a metà fra il filosofico ed il demenziale (più verso il demenziale però): dallo sguardo compassionevole che un cane rivolge al suo padrone parcheggiato fuori da un negozio di cosmetici, capisco perché è il migliore amico dell’uomo.

Già alle 13.52 la permanenza in un ambiente a stragrande maggioranza femminile ed il crollo dei livelli di testosterone nei pochi maschi presenti producono un rapido mutamento nel sistema di valori della comunità temporaneamente allocata nel centro commerciale: un sistema nel quale uccidere, al fine di prendere l’unico cappottino al 70%, è socialmente accettato, nel quale non distinguere bordeaux, granata e amaranto è considerato alto tradimento e la parola d’ordine è ankle boots .

Arrivate le 14.04 mi accorgo che sto guardando la folla sciamante come fosse una puntata di Superquark, l’empatia non può che essere verso i pochi esemplari di sesso maschile (ché ormai chiamarli uomini sarebbe troppo), malcapitati fuchi che vengono richiamati alle casse per pagare e muoiono appena riposta la carta di credito nel portafogli.

Alle 15.32 la folgorazione: c’è una categoria che sta peggio di me: il fidanzato, che essendo fidanzato deve ostentare contentezza perché “stiamo facendo una cosa insieme” (ma non fate la coglionata di credere che questa cosa sia reciproca, provate a proporre di vedere insieme i sedicesimi di Europa League e vi beccherete un sermone che finirà dopo la finale, la finale dell’anno dopo).

Più o meno alle 17 inizia il delirio mistico, mi rendo conto che i centri commerciali sono moderne cattedrali dove si celebra l’unico vero culto moderno, il consumo, che ha precise liturgie, riti ed ortodossie; una fede alla quale si chiedono comunque miracoli, come far entrare un culo 44 abbondante in una 38; una religione solitaria e pratica dove ci si confessa entrando nel camerino e ci si assolve pagando.
Amen.

Antonio Basile

Idealista pratico. Se le passioni si nutrono di ostacoli, le mie sono obese.

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