Le parole che odio: EXTRACOMUNITARIO

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Si avvicina il Natale ed il primo dei mille regali che riceverete è questo qui: una nuova sfavillante rubrica della quale non c’era assolutamente bisogno!

(ma almeno non dovete far finta che vi piaccia, a differenza del maglione 90%acrilico/10%lanetta dell’ombelico che vi regalerà vostra suocera)

(ma almeno non dovete far finta che vi piaccia, a differenza del maglione 90%acrilico/10%lanetta dell’ombelico che vi regalerà vostra suocera)

Una rubrica nella quale vi annoierò a morte parlando delle parole che, vittime di un uso comune deviato ed ignorante, hanno finito col cambiare significato.

La prima, per effetto della polemica montante nel paese e delle tettine cadenti di Salvini, non può che essere “extracomunitario”.

L’extracomunitario, nell’accezione purtroppo diffusa, è solitamente un uomo, certamente povero, quanto più la sua pelle è scura tanto più viene considerato estraneo e, se ancora non ha commesso un reato lo sta per compiere, perché, ben che vada, sta comunque “rubando il nostro lavoro”.

Presentatori a casa nostra!

PRESENTATORI A CASA NOSTRA!

Non è così.

Un extracomunitario è semplicemente una persona originaria di un paese che non fa parte dell’Unione Europea.

Quindi, tralasciando il fatto che gli stranieri sono il 7,4% della popolazione italiana ma producono l’11,1% del PIL; tralasciando il fatto che, considerando che sono quasi tutti giovani e quasi tutti lavoratori, con i loro contributi pagano le nostre pensioni; tralasciando il fatto che dalla prima Tangentopoli alle attuali Mose, Expo e Mafia Capitale tunisini, indiani e peruviani arrestati ne ho visti pochi.

Tralasciando tutto questo, cari voi che alle elezioni votereste Erode, smettete di prendervela con gli stranieri ed abbiate il coraggio di opporvi a chi davvero rovina questo paese!

Antonio Basile

Idealista pratico. Se le passioni si nutrono di ostacoli, le mie sono obese.

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