Brondi, partenza, via!

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Spinto da un certo pregiudizio nei confronti del Nuovo Cantautorato Italiano – ‘sti giovinastri con la barba, i vestiti del nonno addosso ed un sacco di problemi – ho cercato di affrontare questo mio limite ascoltando il nuovo album delle Luci della Centrale Elettrica, progetto musicale di Vasco Brondi, per capire se fa effettivamente schifo o sto solo diventando un vecchiodimmerda prigioniero del vortice dell’ “ai miei tempi”.

Non a caso tormento il mio cuginetto dicendogli che Gazzè/Silvestri/Fabi/Bersani sono meglio di quelli di adesso, e poi mia zia tira fuori Dalla/De Gregori/Guccini e mio padre Tenco e Mogol, quindi mio nonno Endrigo e Lauzi fino ad arrivare a qualche mio avo che chiuderebbe la discussione con Armando Gill.

 

Pioverà pioverà pioverà, habibi enè, il deserto prima o poi fiorirà (Peppino di Capri)
Nel deserto fiorirò e all’alba, all’alba mi alzerò, per andare al lavoro.

 

Bene, l’ho ascoltato più volte, e l’ho trovato un polpettone di espressioni in voga a simulare furbamente una qualche connessione con lo spirito del tempo, citazioni quasi colte per strizzare l’occhio all’ascoltatore facendolo sentire figo perché sa chi è Calatrava e rassegnazione appena appena anestetizzata da blande evocazioni del futuro.
Una qualsiasi analisi profonda della realtà, anche accennata, è assente.
Insomma, una gigantesca quinta di paroloni ed espressioni complesse, una turbinante massa di versi che sembrano rivelare chissà quali verità inconfutabili ma che, se ci si riflette su un attimo, non significano più o meno una mazza, mattoni di un gigantesco monumento all’apparenza.

Britney Spears ascolta "Canzoni da spiaggia deturpata" di Brondi

Britney Spears ascolta “Canzoni da spiaggia deturpata” di Brondi

Un mio amico che sa suonare, ha una laurea in lettere e un dottorato in linguistica italiana mi aveva messo in guardia: “Raramente le sue canzoni hanno superato i due accordi. Voce odiosissima, stonata, che passa dall’urlaccio al sussurro, inadatta al canto. Verrà ricordato essenzialmente per i testi, che hanno dato il la persino a un “generatore automatico di frammenti vascobrondiani”. Ha scritto cose come – lavarsi i denti con le antenne della televisione durante la pubblicità – , che in una nazione seria porterebbero al linciaggio. Non gli manca un pizzico d’arguzia. Il suo verso migliore è senza dubbio – e invidiare le ciminiere perché hanno sempre da fumare – .”.
Se non ti radi, ti metti le bretelle e spari pipponi paraintellettuali a tromba stai seguendo esattamente lo stesso paradigma di quello che si depila, si mette le canottiera e si sballa di steroidi alla Jersey Shore, con l’aggravante che ti senti pure superiore.

 

Trova l’intruso

Poi la sera fa il rumore di una saracinesca che si abbassa e Mozart a letto con la febbre alta.
Fanno la danza degli acquazzoni attorno al dito medio della borsa di Milano.
Nel sole si smarmellano budrince, al neon s’affastigiano vetrali.

(uno di questi tre versi non è di VB, scoprite quale)

 

E, restando in tema di apparenza, non è casuale che il responsabile della comunicazione del Pd, Nicodemo, ci sia subito buttato sopra a pesce, definendolo “quasi un manifesto generazionale del tempo nuovo che stiamo vivendo” , e, pare di capire, il tempo nuovo sarebbe quello che ci starebbe spalancando Renzi.

 

Il nuovo inno del Pd.
Bandiera rossa trionferà, ma solo sulla costa del mare in tempesta

 

La sensazione è che la produzione di canzoni d’autore in italiano sia stata spostata dall’Italia alla Cina e che quindi, come conseguenza inevitabile, l’imitazione sia talmente tanto enfatizzata da risultare ridicola, come le maglie Moschifo, i jeans Dolce&Banana e le borse Cucci.

 

Nell’iperborea bambini giocano,
soffre il gatto, vomita gioia
Si calciano palle di pelo
Lontano da me, lontano da te
Dolcezza castrata
Soffre il gatto.

parole di Angelo Martucci, perchè c’è un po’ di Brondi in ognuno di noi

Antonio Basile

Idealista pratico. Se le passioni si nutrono di ostacoli, le mie sono obese.

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