Recensione del pubblico di Nymphomaniac

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Sono andato a vedere Nymphomaniac perché lo status di intellettuale non prevede tregue. Un pippone di Lars Von Trier ammiccante al porno, alla pesca e alla psicologia insieme è una di quelle cose che devi vedere per forza. Poi ne devi anche parlare con toni alternati di nausea ed entusiasmo e aggiungere necessariamente che “il sesso senza censure è la cosa meno interessante”.

La realtà è che ad ogni fellatio, cunnilingus e spasmo orgasmico ho dato complici colpetti di gomito a Michele sulla mia destra, con lo stesso imbarazzo eccitato di quando, ragazzino, guardavo Linda e il brigadiere con mia nonna e temevo che da un momento all’altro Claudia Koll rifacesse quella cosa sul bidet.

Ammettiamolo. Le scene di sesso al cinema o in tv attirano lo stesso istinto becero da Australopithecus anamensis in tutti gli uomini e in tutti quegli esseri oscuri e indecifrabili che Von Trier si diverte a seviziare ed umiliare (Lars, si chiamano donne e sì sono esseri umani come noi).

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La protagonista Joe trova il rimedio ad un improvviso calo di zuccheri

Un sondaggio ha, infatti, dimostrato che prendendo in considerazione i soli intellettuali il 97% di essi non è realmente in grado di distinguere differenze di significato semiotico tra Victoria Silvstedt che mostra una sesta abbondante per incastrare Christian De Sica in Bodyguards-Guardie del corpo e il tormentato e psicotico sogno lesbo di Natalie Portman ne Il cigno nero.

Del resto, se l’ipocrisia non fosse di questo mondo, alla puntuale domanda che la tua ragazza ti pone un passo fuori dal cinema, “Beh, ti è piaciuto?”, 9 su 10 risponderemmo “Tette!”. A tal proposito, la miglior recensione di Nymphomaniac sentita in questi giorni è: “Non potevano scegliere una protagonista con più tette?”.

Detto ciò, siccome ormai scrivo per L’Amaro, ho dovuto prestare attenzione anche all’evento antropologico a cui sono andato ad assistere e quindi più che sul terzo capitolo della trilogia della depressione di Von Trier mi sono concentrato sul pubblico. Una fauna umana che si deve necessariamente suddividere in almeno cinque tipi.

#1. L’intellettuale da pub

La grande bellezza è una introspezione profonda del vuoto che ci circonda, ma Le conseguenze dell’amore era di tutt’altro spessore. Nei film di Wes Anderson i cattivi non sono cattivi davvero e buoni non sono buoni davvero. Tarantino si è esaurito con il primo Kill Bill e i due capitoli successivi di Matrix non servono a nulla.

Sono alcune delle perle dell’ovvio che l’intellettuale a prescindere, sempre in camicia stirata, filo-renziano, collezionista di tutti i dischi di Cesare Cremonini, regala al pub ad amici annoiati, mentre finge di riconoscere i retrogusti più oscuri di una birra trappista. È andato a vedere Nymphomaniac perché hanno messo le scabrose locandine del film in alto in alto sulle colonnine a destra di Repubblica.it.

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“Però Justin Timberlake è meglio come attore”

Confonde Von Trier con Van Sant ma riesce a dissimularlo bene, citando solo il significato di Dogville che in qualche modo ricorda quello di Dogma. Tanto nessuno dei buontemponi che si porta appresso è in grado di smentirlo. Ha visto distrattamente Melancholia, ma teme davvero che un altro pianeta possa entrare in rotta di collisione con la terra, e i genitali mutilati di Antichrist “dai, erano di plastica”.

Prima di scendere di casa per andare al cinema, come d’abitudine, ha letto la recensione di MyMovies per sapere cosa dire all’uscita. Durante la proiezione approfitta delle scene topiche per usare furtivamente lo smartphone e cercare “sequenza di Fibonacci” su Google. Scopre che di averla già sentita nominare nel Codice da Vinci e lo dice immediatamente nell’orecchio all’amica di comitiva alla sua destra. Poi, per tutto il resto del film, nota che la stessa “però, c’ha un buon profumo, non me n’ero mai accorto…”.

#2. L’arrapato a prescindere

Nonostante conosca tutte le sottocategorie di YouPorn, Tube8 e dei suoi innominabili emuli russi, l’arrapato a prescindere non è geneticamente in grado di rifiutare un invito così posto dall’intellettuale da pub in cerca di accompagnatori: “C’è un film danese sui tormenti di una ninfomane psicopatica e le implicazioni delle sue gesta erotiche, esposte senza censure per dimostrarne il significato a sé stante. Vuoi venire?”. Il malcapitato, ignaro di andare incontro a 50 minuti di lezioni di pesca selvatica, capitola immediatamente, cogliendo solo le parole in grassetto.

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“C’era più figa nello spogliatoio della Fiorentina”

Già dopo i primi minuti di proiezione vive un profondo smarrimento emotivo, considerata la drammatica assenza delle logiche del porno. Un uomo trova, infatti, una ninfomane semicosciente per strada e invece di abusare di ogni suo anfratto, la invita a casa e le offre una tazza di the. L’arrapato a prescindere non si sentiva così tradito dal trasferimento di Ronaldo al Milan.

Con il passare dei minuti, e il crescendo di dettagli ittici, la tortura si fa di stampo medievale. Una sofferenza che lo porta nel 50% dei casi ad abbandonare la sala, nell’altro 50% a ricorrere allo sterminato database della propria esperienza sul web per introdurre immaginari liquidi organici tra i delicati amplessi della soave Stacy Martin. Al ritorno improvviso sul primo piano del dottor Seligman, chiude gli occhi e inizia a produrre sibili di autocompiacimento, costringendo l’intellettuale da pub a placarlo con la confessione che “non si vede la penetrazione perché questa è la versione censurata da un’ora di scene esplicite. Poi se vuoi andiamo a vedere anche quella”. Confessione che costa all’intellettuale un ecchimosi color prugna sulla spalla sinistra per tre settimane.

#3. L’annoiato colto

Apprezza Von Trier per la sua misoginia e sogna di poterlo dire in pubblico, invece di doversi sempre limitare a definirsi misantropo. Lars gli strappa mezzo sorriso quando fa dire allo psicologo asessuato che “essere antisionisti non vuol dire essere antisemiti, è una mistificazione della politica”. Per il resto del film si autoflagella per avere regalato gli ennesimi soldi immeritati alle case di distribuzione italiane, considerato che tra i due promotori del movimento Dogma95 ha sempre preferito Vinterberg e in Italia non lo hanno fatto uscire quasi mai.

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“Anacoluto è meglio di anal”

È stato costretto a vedere Nymphomaniac perché il cinema più vicino in cui davano Ida, dramma psicologico ambientato nella Polonia degli anni Sessanta, è a 150km, ma è fiero di aver convinto i suoi amici a rinunciare a Noah, poiché va bene masturbarsi sui meme di Emma Watson, ma vedere un film in cui recita è davvero troppo.

Durante il film resta sorpreso per un’erezione durante la scena della fellatio in treno, in cui la giovane ninfomane infrange con un solo sguardo le resistenze del marito che sta tornando a casa per approfittare di una rara ovulazione della moglie. Quindi ragiona sulla banalità con cui un espediente del genere può accattivarsi lo spettatore e si disprezza per esserci cascato, seppur con il solo corpo.

#4. Lo scandalizzato

Va al cinema con le stessa spensieratezza con cui fa la fila alla posta e fa la spesa al solito supermercato. È trascinato dalla moglie in ognuno di questi posti, sempre ignaro delle ragioni per cui ci vanno. Lui si limita a chiacchierare e salutare bonariamente ogni conoscente, inspiegabilmente appagato dalla propria vita. Al cinema ci va tutte le domeniche alle 20 e porta con sé sempre gli stessi amici, con cui gioca a burraco il venerdì sera.

Nel tragitto da casa al cinema parlano dei voti dei figli a scuola e del lavoro che sta usurando le loro schiene. Poi qualcuno introduce l’argomento cinema rivelando di aver scoperto che Benvenuti al Sud era un remake di un film francese.

“Ecco perchè ai congressi dell’Udc parlavamo così spesso di Rai2”

Si trova a vedere Nymphomaniac, con famiglia e amici al seguito, perché la moglie ha deciso finalmente e inequivocabilmente di mollarlo, a favore di un giovane cestista ivoriano. Alla scena in cui Shia LaBeouf prende la verginità anale della piccola Joe con cinque colpi secchi, si avventa sugli occhi dei figli per salvarli da una vita di perversione (anche se hanno già 15 e 17 anni e non immagina di cosa parlano su Ask.fm). Quindi si alza ed esce indignato, lasciando la moglie sul posto. Il messaggio gli è arrivato fin troppo bene. Lui, a malapena, aveva sentito dire che ci sono supposte che non si prendono dalla bocca.

#5. L’adolescente

“Sta un film su una ninfomane”

“Mmh, sì ma al cinema non si vede mai niente”

“Qua sì. Pure la fica.”

“Andiamo”.

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Giuseppe Putignano

Un cocciuto sostenitore della tesi che si possa lavorare scrivendo solo ciò che ti piace. E' un giornalista pubblicista ma, così facendo, non lo resterà a lungo.

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