Le oche di Moncler e quelle di Renzi (tranquilla Maria Elena non si parla di te)

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Domenica sera Report, nel suo encomiabile quanto isolato tentativo di fare vero giornalismo, ci ha rivelato quanto sfruttamento, lavoro sottopagato e altro di inimmaginabile ci sarebbe dietro la produzione dei piumini Moncler.
L’aspetto che ha colpito di più la sensibilità italica è stato sicuramente quello della spiumatura delle oche, termine neutro per definire la pratica di strappare piume nel minor tempo possibile senza curarsi della sofferenza causata agli animali.

 

(Comunque quei piumini sono davvero caldi, se ce l’avesse avuto Cucchi non sarebbe morto di freddo).

Comunque quei piumini sono davvero caldi, se ce l’avesse avuto Cucchi non sarebbe morto di freddo

Alle oche ungheresi capita quindi una sorte terribile, vengono continuamente torturate per togliergli tutto quello che hanno addosso, come agli operai italiani!

(E adesso abbiamo capito perché Renzi nel suo discorso di investitura da segretario Pd aveva definito Moncler un esempio da seguire).

L’ondata di indignazione per le oche mi ha ricordato una vicenda leggendaria della storia di Roma, quella delle oche del Campidoglio: i Galli di Brenno avevano invaso Roma e posto l’assedio al Campidoglio, stavano già scalando le mura quando le oche se ne accorsero ed iniziarono a strepitare tanto da svegliare il guardiano della rocca, Marco Manlio, che chiamò altri soldati a raccolta e riuscì a respingere l’assalto barbaro.
Attraversando il web nostrano in questi giorni pare che le oche di Moncler siano come quelle del Campidoglio, sembra abbiano svegliato gli italiani, facendogli scoprire che c’è una cosa che, per raggiungere il suo scopo, è disposta a calpestare oche, vite umane, paesaggi, paesi e popolazioni.
Lo scopo è il profitto e la cosa si chiama turbocapitalismo.

Antonio Basile

Idealista pratico. Se le passioni si nutrono di ostacoli, le mie sono obese.

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